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domenica 24 ottobre 2010

Un campo di dalie

Il genere Dahlia è originario del Messico e dell'America Centrale; sappiamo che era già coltivato prima dell'arrivo degli Spagnoli e che gli Aztechi ne conoscevano una forma a "fiori doppi" - che non si trova allo stato spontaneo - come documentano il manoscritto conosciuto come Libellus de Medicinalibus Indorum Herbis, del 1552, e il Rerum Medicarum Novae Hispaniae Thesaurus, pubblicato nel 1651, ma che si basa su manoscritti del 1575.*

Le vicende relative all'arrivo delle dalie in Europa sono complesse, ma è certo che solo dalla fine del XVIII secolo, a partire dalla Spagna, se ne inizia a diffondere la coltivazione. Il fatto che i semi provenissero non da piante spontanee ma da varietà coltivate (e forse ibridate) da lungo tempo in Messico, determinò una certa confusione nel riconoscimento dei caratteri distintivi e quindi nella classificazione. Le prime piante fiorite in Spagna nel 1789 furono descritte nel 1791 come Dahlia pinnata - cui seguirono Dahlia rosea e Dahlia coccinea, sebbene non a tutti questi nomi fosse poi attribuita la stessa dignità scientifica. Oggi, quando gli studi non si basano più solo su pochi esemplari coltivati negli orti botanici, ma si effettuano sul campo esaminando intere popolazioni, le specie riconosciute sono una trentina, sebbene solo poche rientrino tra le antenate delle moderne cultivar. Le dalie destinate ai giardini infatti hanno seguito la loro strada proprio a partire dai primi semi giunti in Europa, e di quelli portano con sé tutta la ricchezza genetica.

Le dalie sono per lo più autosterili; i fiori devono perciò ricevere il polline da un'altra pianta per essere fecondati; questo incrementa l'eventualità di incroci tra specie diverse e dunque l'interpolazione tra i patrimoni genetici delle due specie parenti. Ma c'è di più: gli incroci favoriscono l'insorgere della poliploidia, fenomeno per cui di un cromosoma esistono più copie, anziché solo due. Nelle dalie si arriva a otto copie: in ciascun individuo perciò l'espressione di ogni carattere è modulata con grande variabilità ed è frequente il manifestarsi di nuovi tratti nelle dimensioni della pianta, nella forma o nel colore dei fiori eccetera. Con grande gioia - e talvolta profitto - del coltivatore.

Caratteri latenti possono esprimersi improvvisamente, senza cause apparenti; è accaduto al mio esemplare di Dahlia "Vulkan", che tra gli steli dai fiori rosso vermiglio ne ha prodotto uno dai fiori giallo oro, mantenendo la variazione negli anni successivi. Due piante in una? Piuttosto un caso di doppia personalità botanica. Episodi simili sono possibili, anche se diversamente probabili, in ciascuna delle migliaia di varietà disponibili sul mercato. Da una dalia, un campo di dahlie.
 
Dahlia "Vulkan" 02

Dahlia "Vulkan" 03

Dahlia "Vulkan" 04

Rudolf Borchardt** prende spunto da queste piante per affrontare una questione interessante: "La denominazione botanica chiama «variabile»*** la dalia perché essa, appena finita in mano all'uomo, si è moltiplicata in una infinita varietà di forme e di colori; [...]. Come avrebbe potuto, l'uomo, rendere ricchi e «doppi» i variopinti, ma semplici gusci a piede di gallo del ranuncolo orientale, o le mezze cupolette delle peonie europee e asiatiche? Dove avrebbe preso la materia per questa operazione, se le piante stesse non l'avessero già avuta in potenza, serbata nascosta per tempi migliori?".

Michael Pollan****, più recentemente, ricorda che l'uomo, diversamente da come appare nella concezione antropocentrica del mondo (anche di derivazione religiosa), non solo è immerso nei meccanismi che regolano le relazioni tra i viventi ma che di quelle relazioni può essere pure l'oggetto inconsapevole.

"Nel corso del tempo, il desiderio umano è entrato nella storia del fiore, e il fiore ha continuato a fare ciò che ha sempre fatto: divenire sempre più bello agli occhi dell'animale uomo, racchiudendo nel suo essere più profondo anche i nostri tropi e le nostre idee più improbabili. [...]. A turno abbiamo fatto la nostra parte, moltiplicando i fiori in modo insensato, trasportandone i semi per tutto il pianeta, scrivendo libri per diffonderne la fama e assicurarne la felicità. Per il fiore è stata la solita vecchia storia, un altro grandioso contratto evolutivo con un animale interessato e piuttosto ingenuo [...]." 

I giardini sono gli ambienti che i fiori sfruttano per riprodursi.
I giardini di fiori sono luoghi ad alta biodiversità. Moltiplichiamoli!


* Come molte piante dotate di organi di riserva sotterranei, le dahlie potrebbero essere un'interessante fonte sia di amidi sia di sostanze potenzialmente medicinali (ad esempio antimicotiche, le stesse che la pianta usa per la propria difesa, essendo i tuberi appetiti dagli animali e soggetti agli attacchi di vari microrganismi); eppure, contrariamente al caso della patata, anch'essa americana, inizialmente coltivata in Europa come curiosità botanica, la selezione della dahlia ha riguardato solo i caratteri ornamentali, nonostante fosse entrata negli interessi degli spagnoli in quanto appartenente alla farmacopea dei nativi.
** Rudolf Borchardt, Il giardiniere appassionato, Milano, 1992.
 *** Nel 1802 in Germania una revisione botanica (che poi si scoprì avere basi errate) fece cambiare nome al genere, che da Dahlia divenne Georgina; il nuovo nome rimase nell'uso comune dei paesi di lingua tedesca. Dahlia pinnata e Dahlia rosea furono riunite sotto il nome Georgina variabilis, rimasto poi in Dahlia variabilis fin a quando si dimostrò un'attribuzione inconsistente.
 **** Michael Pollan, La botanica del desiderio. Il mondo visto dalle piante, Milano, 2005. Michael Pollan riporta come esempi la peonia, la rosa e il tulipano; accenna al garofano, ma dimentica del tutto la dalia. Eppure la storia questa pianta in compagnia dell'uomo non è meno lunga di quella degli altri fiori nominati.

Qui interessanti notizie e belle varietà.

1 commento:

  1. Le dalie sono anche vicinali delle Rudbeckie e delle Echinacee, con cui condividono alcuni interessanti composti poliacetilenici. Ah, le chimere della chemotassonomia!

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