NO, NON È UN BLOG DI GIARDINAGGIO
MA POTRESTE TROVARE QUEL CHE NON STATE CERCANDO


domenica 31 ottobre 2010

Giardino di Poeta - 10

Ah se almeno potessi,
        suscitare l’amore
    come pendio sicuro al mio destino!
    E adagiare il respiro
        fitto dentro le foglie
    e ritogliere il senso alla natura!
        O se solo potessi
        toccar con dita tremule la luce
        quella gagliarda che ci sboccia in seno,
        corpo astrale del nostro viver solo
        pur rimanendo pietra, inizio, sponda
        tangibile agli dei…
        e violare i più chiusi paradisi
        solo con la sostanza dell’affetto.


Alda Merini, La Terra Santa, 1984.

domenica 24 ottobre 2010

Un campo di dalie

Il genere Dahlia è originario del Messico e dell'America Centrale; sappiamo che era già coltivato prima dell'arrivo degli Spagnoli e che gli Aztechi ne conoscevano una forma a "fiori doppi" - che non si trova allo stato spontaneo - come documentano il manoscritto conosciuto come Libellus de Medicinalibus Indorum Herbis, del 1552, e il Rerum Medicarum Novae Hispaniae Thesaurus, pubblicato nel 1651, ma che si basa su manoscritti del 1575.*

Le vicende relative all'arrivo delle dalie in Europa sono complesse, ma è certo che solo dalla fine del XVIII secolo, a partire dalla Spagna, se ne inizia a diffondere la coltivazione. Il fatto che i semi provenissero non da piante spontanee ma da varietà coltivate (e forse ibridate) da lungo tempo in Messico, determinò una certa confusione nel riconoscimento dei caratteri distintivi e quindi nella classificazione. Le prime piante fiorite in Spagna nel 1789 furono descritte nel 1791 come Dahlia pinnata - cui seguirono Dahlia rosea e Dahlia coccinea, sebbene non a tutti questi nomi fosse poi attribuita la stessa dignità scientifica. Oggi, quando gli studi non si basano più solo su pochi esemplari coltivati negli orti botanici, ma si effettuano sul campo esaminando intere popolazioni, le specie riconosciute sono una trentina, sebbene solo poche rientrino tra le antenate delle moderne cultivar. Le dalie destinate ai giardini infatti hanno seguito la loro strada proprio a partire dai primi semi giunti in Europa, e di quelli portano con sé tutta la ricchezza genetica.

Le dalie sono per lo più autosterili; i fiori devono perciò ricevere il polline da un'altra pianta per essere fecondati; questo incrementa l'eventualità di incroci tra specie diverse e dunque l'interpolazione tra i patrimoni genetici delle due specie parenti. Ma c'è di più: gli incroci favoriscono l'insorgere della poliploidia, fenomeno per cui di un cromosoma esistono più copie, anziché solo due. Nelle dalie si arriva a otto copie: in ciascun individuo perciò l'espressione di ogni carattere è modulata con grande variabilità ed è frequente il manifestarsi di nuovi tratti nelle dimensioni della pianta, nella forma o nel colore dei fiori eccetera. Con grande gioia - e talvolta profitto - del coltivatore.

Caratteri latenti possono esprimersi improvvisamente, senza cause apparenti; è accaduto al mio esemplare di Dahlia "Vulkan", che tra gli steli dai fiori rosso vermiglio ne ha prodotto uno dai fiori giallo oro, mantenendo la variazione negli anni successivi. Due piante in una? Piuttosto un caso di doppia personalità botanica. Episodi simili sono possibili, anche se diversamente probabili, in ciascuna delle migliaia di varietà disponibili sul mercato. Da una dalia, un campo di dahlie.
 
Dahlia "Vulkan" 02

Dahlia "Vulkan" 03

Dahlia "Vulkan" 04

Rudolf Borchardt** prende spunto da queste piante per affrontare una questione interessante: "La denominazione botanica chiama «variabile»*** la dalia perché essa, appena finita in mano all'uomo, si è moltiplicata in una infinita varietà di forme e di colori; [...]. Come avrebbe potuto, l'uomo, rendere ricchi e «doppi» i variopinti, ma semplici gusci a piede di gallo del ranuncolo orientale, o le mezze cupolette delle peonie europee e asiatiche? Dove avrebbe preso la materia per questa operazione, se le piante stesse non l'avessero già avuta in potenza, serbata nascosta per tempi migliori?".

Michael Pollan****, più recentemente, ricorda che l'uomo, diversamente da come appare nella concezione antropocentrica del mondo (anche di derivazione religiosa), non solo è immerso nei meccanismi che regolano le relazioni tra i viventi ma che di quelle relazioni può essere pure l'oggetto inconsapevole.

"Nel corso del tempo, il desiderio umano è entrato nella storia del fiore, e il fiore ha continuato a fare ciò che ha sempre fatto: divenire sempre più bello agli occhi dell'animale uomo, racchiudendo nel suo essere più profondo anche i nostri tropi e le nostre idee più improbabili. [...]. A turno abbiamo fatto la nostra parte, moltiplicando i fiori in modo insensato, trasportandone i semi per tutto il pianeta, scrivendo libri per diffonderne la fama e assicurarne la felicità. Per il fiore è stata la solita vecchia storia, un altro grandioso contratto evolutivo con un animale interessato e piuttosto ingenuo [...]." 

I giardini sono gli ambienti che i fiori sfruttano per riprodursi.
I giardini di fiori sono luoghi ad alta biodiversità. Moltiplichiamoli!


* Come molte piante dotate di organi di riserva sotterranei, le dahlie potrebbero essere un'interessante fonte sia di amidi sia di sostanze potenzialmente medicinali (ad esempio antimicotiche, le stesse che la pianta usa per la propria difesa, essendo i tuberi appetiti dagli animali e soggetti agli attacchi di vari microrganismi); eppure, contrariamente al caso della patata, anch'essa americana, inizialmente coltivata in Europa come curiosità botanica, la selezione della dahlia ha riguardato solo i caratteri ornamentali, nonostante fosse entrata negli interessi degli spagnoli in quanto appartenente alla farmacopea dei nativi.
** Rudolf Borchardt, Il giardiniere appassionato, Milano, 1992.
 *** Nel 1802 in Germania una revisione botanica (che poi si scoprì avere basi errate) fece cambiare nome al genere, che da Dahlia divenne Georgina; il nuovo nome rimase nell'uso comune dei paesi di lingua tedesca. Dahlia pinnata e Dahlia rosea furono riunite sotto il nome Georgina variabilis, rimasto poi in Dahlia variabilis fin a quando si dimostrò un'attribuzione inconsistente.
 **** Michael Pollan, La botanica del desiderio. Il mondo visto dalle piante, Milano, 2005. Michael Pollan riporta come esempi la peonia, la rosa e il tulipano; accenna al garofano, ma dimentica del tutto la dalia. Eppure la storia questa pianta in compagnia dell'uomo non è meno lunga di quella degli altri fiori nominati.

Qui interessanti notizie e belle varietà.

venerdì 22 ottobre 2010

Quel che piace

"[...] spesso il piacere non dipende da cosa ci dicono i sensi quanto dall'idea che ci siamo fatti della fonte di quel piacere, cosa o persona che sia".  È un frammento dall'ultimo saggio di Paul Bloom, riportato da Armando Massarenti domenica scorsa sul Il Sole 24 Ore, e, se mentre lo scorro mi sembra di sentire il fischio del bollitore dell'acqua già messa a scaldare, tuttavia trovo l'argomento interessante per chi progetta giardini o altri luoghi chiamati a suscitare piacere in chi li abita, e so che finirò col procurarmi il libro e leggerlo per intero.

Conoscere le vicende di una pianta aumenta il piacere di possederla (la varietà di tulipano coltivata da trecento anni, la salvia un tempo usata dagli sciamani del Sud America...), ma, naturalmente, anche la propria personalissima storia condiziona la preferenza di una varietà a un'altra - che si desideri replicare semplicemente un piacere tanto quanto richiamare una situazione di benessere. Consapevolmente o no.

Ponete che uno, a pochi anni d'età, si stupisca davanti alla pianta di dalia che cresce nell'orto del nonno; fiori enormi, stellati, su fusti che lo superano di più del doppio in altezza; una pianta così folta e ampia da dovervi girare attorno per guardarla tutta; se la dalia iniziasse a parlare non sarebbe sorpreso, sa che può accadere, l'ha visto nel libro di favole preferito. 



Impara il nome della pianta sui cataloghi che arrivano ogni autunno, pieni di fotografie (F.lli Ingegnoli, sta scritto in copertina) e quando sente Canzone per Sarah di Angelo Branduardi si chiede come sarebbe un intero "campo di dalie" di tutti i colori che conosce.

Oggi, quando guarda le ultime dalie della stagione (non ancora un campo!) certo fa più che  percepire la fisicità della pianta: ritrova qualcosa di sé.

Dahlia "Vulkan" 01


Armando Massarenti, La cognizione del piacere, Il Sole 24 Ore, 17 ottobre 2010, anno 146, n. 285, pag. 43.
Paul Bloom, La scienza del piacere. L'irresistibile attrazione verso il cibo, l'arte, l'amore,  Milano, 2010.
Iolanda e il fiore magico, in E la storia la scelgo io, a cura di Mary Parsley, illustrazioni di Claude Kailer e Rosemary Lowndes, traduzione dall'originale I Can Choose My Bedtime Story di Maria Rosa Bianchini, Milano, 1973.
Angelo Branduardi, Canzone per Sarah, dall'album Alla Fiera dell'Est, 1976 (le immagini del video vengono da L'albero degli zoccoli di Ermanno Olmi; strano abbinamento - ma per qualcuno la connessione c'era!).
Il testo:
Bambino mio,
ti porta il mare,
ti culla l'onda,
ti veste il fuoco.
E calde le tue piume,
chicco di grano...
nuvola sottile,
piccole mani;
e là dove sarai
ti porto il mare,
se il mare è asciutto,
il mio dono è pioggia...
Ma dormi il tuo riposo,
e ti darò il vento,
se il vento è tempesta
lo caccerò lontano.
Ma dormi e non pensare,
avrai un amico cane,
e abbaierà alla luna
e i rospi nel fossato
e il tuo campo di dalie
e l'albero di pino
e l'ombra dei suoi rami...
Ma racconta a me i dolori
perché già sai. 



domenica 17 ottobre 2010

Nelle giornate autunnali

... soprattutto quando piove, è salutare fare progetti per l'estate che verrà.
Anche se il dover prima attraversare l'inverno per l'intera sua durata può far nascere dubbi perfino sul ritorno del bel tempo.  

Medoto empirico per calcolare le proporzioni tra le varietà che andranno a comporre un bordo misto di piante erbacee perenni.
  • Avrete già scelto il luogo e ne avrete acquisito le informazioni circa il clima, l'esposizione, il terreno.
  • Ora selezionate le piante più adatte ad essere coltivate in quel sito. È il passaggio più oggettivo di tutto il processo - gli altri criteri di scelta sono legati piuttosto al giardinante.
  • Decidete l'altezza media che più vi sembra adatta, mettendo da parte le varietà o troppo basse o troppo alte; vi ricorrerete eventualmente in seguito, per introdurre accenti gravi o acuti nella composizione, qualora vi sembrasse troppo uniforme.
  • Scegliete un colore dominante - ma non fatevene dominare! Il ton-sur-ton sarà pur sempre gradevole, ma toglie ogni sorpresa e fa dimenticare presto quel che abbiamo visto.
  • Suggerisco di destinare non meno di un metro quadrato a ciascuna varietà - altrimenti basta che una singola pianta non compia il proprio dovere nella crescita o nella fioritura per far fallire l'effetto d'insieme (abbastanza da rendere illeggibili i vostri intenti).
  • Assicuratevi perciò di non avere più varietà che metri quadrati.
  • Procuratevi le immagini delle varietà che avranno superato tutte le selezioni; collegandosi alla Rete è facilissimo trovarne (io ho saccheggiato senza pudore il sito dei Vivai Priola - spero che il signor Pier Luigi non me ne voglia).
  • Se una varietà non avesse superato le selezioni precedenti e tuttavia vi piacesse particolarmente, non scartatela - se l'amore è intenso, proprio quella potrebbe condizionare tutto il lavoro con risultati inaspettatamente felici.
  • Distribuite le immagini su una superficie neutra e accostate forme e colori seguendo l'impulso del momento; il tributo alla razionalità l'avete già pagato prima.
  • Iniziate con una sola immagine per varietà; aggiungetene altre per aumentare il peso di un elemento rispetto agli altri.
  • La varietà la cui immagine compare il minor numero di volte sarà l'unità di misura per calcolare in proporzione le altre - esempio facile: se l'iris compare due volte mentre la campanula e il garofano tre rispettivamente, per ogni metro quadrato del primo prevederete un metro quadrato e mezzo di ciascuno degli altri due (per un totale di quattro metri quadrati).
  • Non preoccupatevi troppo del rischio di sbagliare i calcoli. Immaginatevi meteorologi: le vostre previsioni sono su base statistica e anche la valutazione più ponderata può essere scompaginata da un evento accidentale. Eppure qualcosa accadrà comunque - e la prossima estate una pioggia leggera sarà forse benvenuta quanto una giornata di sole


Nell'esempio qui sopra ho scelto varietà a fioritura estiva per un sito soleggiato in Italia settentrionale, su terreno di media tessitura. Si tratta per lo più di specie originarie delle praterie del Nord America; richiedono tutte, perciò, le medesime attenzioni nella coltivazione.

Non si tratta di un bordo misto organizzato a la maniere de Gertrude Jekyll; qui una stessa varietà compare anche tre-quattro volte, in ciascuna occasione affiancata a varietà differenti; non si ricercano gradienti di colore, piuttosto un effetto naturaliforme e ricco di sorprese.

L'elenco delle varietà
  1. Achillea millefolium "Feuerland"
  2. Achillea millefolium "Red Velvet"
  3. Achillea taygetea "Moonshine"
  4. Aster frickartii "Monch"
  5. Coreopsis "Ruby Red"
  6. Coreopsis grandiflora "Domino"
  7. Coreopsis grandiflora "Sonnenkid"
  8. Coreopsis rosea "Heaven's Gate"
  9. Crocosmia "Lucifer"
  10. Crocosmia "Emily Mackenzie"
  11. Crocosmia "George Davidson"
  12. Echinacea purpurea "Mango Meadowbrite"
  13. Echinacea purpurea "Sundown"
  14. Echinacea purpurea "Tiki Torch"
  15. Gaillardia aristata "Kobold"
  16. Gaillardia "Fanfare"
  17. Helenium "Flammende Käthchen"
  18. Helenium "Goldrausch"
  19. Helenium "Merantii"
  20. Helenium "Waldtraut"
  21. Kniphofia "Catherine Orange"
  22. Kniphofia "Fairyland"
  23. Oenothera fruticosa
  24. Oenothera fruticosa "Sonnenwende" 
  25. Rudbeckia "Toto Gold"
  26. Rudbeckia hirta "Autumn Colors"
  27. Rudbeckia hirta "Indian Summer"
  28. Rudbeckia hirta "Sonora"
(Riducete le dimensioni della finestra se le immagini appaiono sgranate).

Rudbeckia hirta "Autumn Colors" 01

(a Paolo)

mercoledì 13 ottobre 2010

Il Giardino delle Delizie

Dopo l'incontro con il più recente visitatore, posso affermare che il giardino mi va sempre più rassomigliando al Paradiso Terrestre...

In verità, nessun merito personale - se non l'aver bandito insetticidi e pesticidi; un vecchio muro a secco e il vicino bosco sono ambienti molto più congeniali al serpentello. Perciò non si tratta di generazione spontanea: non si allarmino i giardinanti! (e comunque non avrebbero nulla di cui allarmarsi).

Hierophis viridiflavus 01

Hierophis viridiflavus nella livrea scura (var. carbonarius): un gioiello dai barbagli blu e grigi, di metallo e pietre.

martedì 12 ottobre 2010

La necessità della Rosa - Rosa longicuspis / Rosa mulliganii

La rosa per le nozze di A. e G. è Rosa longicuspis - o almeno come tale l'acquistai cinque anni fa; e la rosa del White Garden a Sissinghurst? Di quale varietà si tratta?

Rosa longicuspis 02
 
Si legge in Rete (informazione da verificare) che l'attuale struttura metallica che sostiene la grande rosa rampicante risale al 1969 (si veda l'immagine del White Garden sul sito del National Trust): prima la scena era diversa. Scrive Vita: "Lungo il sentiero centrale [del White Garden] corre un viale di rose bianche rampicanti che si sparpagliano su vecchi alberi di mandorlo." Come ben si vede in una fotografia dell'edizione italiana del Garden Book, la cui didascalia così recita: "Il giardino bianco. Tutti i fiori di questo giardino sono bianchi o grigi. I mandorli al centro avevano una doppia fioritura poiché quando il loro fiore appassiva, veniva sostituito lo stesso anno dai festoni bianchi, simili a pizzi, della Rosa filipes della "Garland Rose", che venivano fatti crescere sui rami. Il vaso smaltato di terracotta è cinese, ed è stato acquistato da Harold Nicolson al Cairo, nel 1937."*


 Oggi mandorli sono scomparsi, le piante di Rosa filipes e di "Garland Rose" sono state sostituite con un'altra specie. Quale? Una metà degli appassionati a cui chiederete vi risponderà Rosa mulliganii, l'altra Rosa longicuspis. Una confusione che arriva da lontano; andiamo per gradi.

Graham Stuart Thomas (1909-2003), grande conoscitore di rose, afferma di aver a lungo distribuito Rosa mulliganii con il nome di  Rosa longicuspis.** Trattandosi di una specie rara in coltivazione, è lecito supporre che molte rose oggi in commercio in Europa siano segnate da quell'errore - compresa la rosa di Sissinghurst. Ma come fu che un esperto come G. S. T. vi incorse?

Altro passo indietro; Brian Mulligan (1907-1996, botanico irlandese), allora Assistente del Direttore di Wisley, giardino di acclimatazione della Royal Horticultural Society, nota, tra quelle nate dai semi inviati dallo Yunnan da George Forrest (1873–1932, botanico scozzese, formidabile "cacciatore di piante"), una piantina di rosa dalle caratteristiche non corrispondenti ad alcuna delle specie a lui note; invia quindi campioni dell'esemplare a George Albert Boulenger (1858-1937), naturalista belga, che, dopo molti anni di lavoro al British Museum, si occupa anche di rose. Questi attribuisce la pianta a una nuova specie che classifica come Rosa mulliganii.

Prima ancora, nel 1861, il botanico bolognese Antonio Bertoloni (1775-1869) pubblica sulle Memorie della Reale Accademia delle Scienze dell'Istituto di Bologna la descrizione di una nuova specie di rosa, proveniente dalla Cina, che nomina Rosa longicuspis. Bertoloni non compie viaggi, ma classifica molti campioni ricevuti da botanici stranieri; probabilmente si tratta di soli exiccata.

Rosa longicuspis 03

All'origine di tutto, dunque, vi sono due classificazioni che si basano ognuna sulla descrizione di un solo esemplare (o su pochi provenienti ogni volta da un solo sito). In attesa di trovare nuovi argomenti scientifici, azzardo l'ipotesi che la popolazione di questa rosa dello Yunnan, essendo distribuita su un areale vasto, possieda una elevata variabilità e che il caso abbia voluto che gli individui giunti in Europa provenissero da località sufficientemente lontane da mostrare, nei caratteri presi in considerazione, differenze tali da ingannare i nostri botanici (d'altra parte essi erano ancora estranei ai concetti di popolazione, variabilità eccetera). Per fare un paragone con il genere Homo, sarebbe come classificare come specie distinte uno scandinavo e un ganese.

In effetti la recente Flora of China***, tra le 95 specie presenti sul territorio (65 le endemiche, molte quelle note anche ai giardinanti), riconosce Rosa longicuspis - probabilmente per precedenza nella data di pubblicazione del nome - ma non Rosa mulliganii.

Ciò non significa che da un punto di vista giardinistico le differenze non siano apprezzabili; la scienza indaga caratteri che alla floricoltura non interessano - e viceversa; che un esemplare abbia le foglie porpora anziché verdi è trascurabile per il botanico ma notevole per il giardiniere (motivo per cui in questo blog non riporto mai il nome dell'autore dopo il nome della specie, come invece sarei tenuto a fare da botanico - mentre sarebbe utile indicare il coltivatore da cui la pianta proviene, per poter così risalire, attraverso la catena dei distributori, alla vera identità in caso di dubbi). Si potrebbe dire allora che se per i botanici Rosa mulliganii non esiste, esiste invece nel mondo dei giardinieri.

Insomma, l'appassionato di rose che afferma che Rosa longicuspis si distingue da Rosa mulliganii per il colore rossastro dei rami giovani (carattere botanicamente secondario) avrebbe dalla sua parte molte ragioni.

Rosa longicuspis 04

Nei primi due anni l'esemplare che coltivo in giardino è cresciuto di solo un paio di metri, con pochi fiori; poi si è irrobustito e al quinto anno i rami continuano a crescere per tutta la buona stagione arrivando ovunque; vorrei allevarlo come ricadente, ma gli piace esplorare e si è infilato in mezzo a tutti i cespugli vicini. Le foglie non sono meno belle dei fiori: lucide, consistenti, verde bosco - e molto sane. Nel momento di gloria si vedono insieme i fiori bianchi, le foglie scure e i giovani getti rosso mogano in concordia discors. Il profumo dei fiori - anzi, degli stami - è dolce e si espande bene nell'aria; è l'ultima delle mie rose a fiorire (prima metà giugno) ed è divenuta l'indicatore del passaggio dalla primavera all'estate. I frutti, scarsi rispetto alla fioritura abbondante, per ora sono l'unica parte non soddisfacente - ma forse dovrò attendere che la pianta maturi perché ne produca in abbondanza.


*Vita Sackville-West, Del Giardino, Milano, 1975.
Dalla Prefazione di Ippolito Pizzetti: "[...] il Garden Book [...] è un'antologia, postuma, di altre quattro antologie [...], compilata da Philippa Nicolson. Queste quattro antologie sono costituite da una scelta degli articoli che V. Sackville West scrisse negli anni in cui tenne la sua rubrica settimanale sull'Observer, tra il 1947 e il 1961, cioè quindici anni, fino a poco prima di morire."

**Graham Stuart Thomas è il primo a paragonare il profumo di R. mulliganii all'aroma della banana.

***Wu Zheng-yi, P. H. Raven et al., Flora of China, 1994.

In tutte le immagini, un esemplare di Rosa longicuspis, piantato da tre anni, proveniente dalla collezione Roses du Temps Passé del Vivaio Anna Peyron.

domenica 10 ottobre 2010

Epitalamio

Si racconta che, per tradizione familiare, i discendenti della straordinaria unione tra Harold Nicolson e Vita Sackville-West attendessero la seconda settimana di luglio per celebrare le nozze, affinché la cerimonia si svolgesse sotto la cupola della grande rosa rampicante, proprio in quei giorni in fiore, posta al centro del White Garden di Sissinghurst, così da godere appieno della benedizione di tanta bellezza.

Che oggi, seconda domenica d'ottobre, per la loro felicità e il nostro contento, la stessa benedizione sia anche su Andrea e Gregory, nel Fortunato Regno d'Albione uniti in matrimonio.
 
Rosa longicuspis 01
 

giovedì 7 ottobre 2010

Giardino di Poeta - 09

Giardino autunnale

Al giardino spettrale al lauro muto
de le verdi ghirlande
a la terra autunnale
un ultimo saluto!
A l'aride pendici
aspre arrossate nell'estremo sole
confusa di rumori
rauchi grida la lontana vita:
grida al morente sole
che insanguina le aiuole.
S'intende una fanfara
che straziante sale: il fiume spare
ne le arene dorate: nel silenzio
stanno le bianche statue a capo i ponti
volte: e le cose già non sono più.
E dal fondo silenzioso come un coro
tenero e grandioso
sorge ed anela in alto al mio balcone:
e in aroma d'alloro,
in aroma d'alloro acre languente,
tra le statue immortali nel tramonto
ella m'appar, presente.


Dino Campana, Canti Orfici, 1914.


Il giardino è quello di Boboli.

(Nel XX secolo i giardini si perdono - ma non è detto che nel XXI siano ritrovati; forse è un caso di rapporto conflittuale collettivo con la bellezza).

mercoledì 6 ottobre 2010

La necessità della Rosa - Rosa "Scharlachglut"

In giardino lo spazio non basta mai per ospitare tutte le piante che un appassionato desidera; quante volte si è costretti a scegliere! Ma con quali criteri, se comunque la pena per la varietà che scartiamo ci sembra più intensa del piacere che verrà da quella che abbiamo invece eletto? Una scelta razionale sarà facilmente difendibile (verso noi stessi, soprattutto), ma le scelte più appaganti spesso sono altre, pur se comportano qualche battaglia in più, perché magari il sito o il terreno o l'esposizione o lo spazio disponibile non è quello "da manuale". Si sa che l'approccio analitico non è in grado andare molto oltre le valutazioni tecniche - certamente non in giardino.

Allora capita di renderci conto che di una pianta non potremo fare a meno già dopo averne visto solamente una fotografia e, per quanto la ragione insista nel dire che quel che ci attrae sta più nell'immagine che nelle qualità intrinseche della varietà ritratta, sappiamo che ostinatamente ci impegneremo affinché tornino a ripetersi le condizioni in cui quella bellezza si è manifestata così pienamente.

Il mio giardino è davvero piccolo e naturalmente tutto questo mi è accaduto più volte; uno degli innamoramenti riguarda Rosa "Scharlachglut", di cui la fotografia galeotta è questa (o quasi: la stampa su carta che vidi nel 1988 era di qualità molto superiore - e più accattivante). E poiché siamo nel periodo in cui maturano i cinorrodi delle rose e questa varietà ne produce di notevoli, proverò a raccontarne le doti.

Rosa "Scharlachglut" 05

È il vigore la caratteristica che distingue questa rosa in tutte le sue manifestazioni - crescita, foritura, fruttificazione. I rami sono forti ma non rigidi, le foglie grandi e ben spaziate, e il cespuglio appare perciò leggero, arioso nonostante le notevoli dimensioni (oltre i due metri in altezza e i tre in larghezza, se coltivato senza sostegni); le nuove ramificazioni sono sfumate di rosso veneziano, comprese le spine, non fitte ma robuste, traslucide prima di lignificare, e la stessa tinta si ritrova sui piccioli e sulle nervature del fogliame più giovane. I boccioli sono riuniti in corimbi lassi, portati da brevi rametti sui tralci dell'anno precedente, e si aprono in successione per un paio di settimane; i sepali sono insolitamente affusolati e superano di molto il bocciolo in lunghezza. All'inizio i petali sono rosso carminio, luminosi e cangianti per la superficie vellutata; maturando virano verso il cremisi e si distendono finché il fiore arriva a superare la larghezza di un palmo. I mutamenti del tono di colore conferiscono movimento all'intera pianta, quando è coperta di fiori, anche per il contrasto con il verde  quasi glauco delle foglie e con il giallo vibrante degli stami, così come per la consonanza con i toni rossi dei fusti e dei piccioli; nulla a che vedere con i rossi piatti di molte Rose da Rotonda, che rifiutano qualunque accostamento. Sono poi ancora gli stami a profumare e, sebbene si dica che ogni impressione olfattiva è personale (come le tattili, uditive, gustative e visive del resto...), quelli di Rosa "Scharlachglut" odorano decisamente di spezie - con una prevalenza di chiodo di garofano. Terminata la fioritura, i cinorrodi iniziano subito a ingrossarsi (arriveranno a un tal peso che i rami si torceranno ripiegandosi - lasciando spazio così al centro del cespuglio per la nuova crescita) mentre solo verso la fine di settembre assumeranno il colore scarlatto brillante che la varietà ricorda nel nome. Certamente, ha una sola fioritura e, certamente, i fiori hanno solo cinque petali - ma ogni aggiunta sarebbe di troppo.

È la rosa dai tratti più maschili che abbia coltivato finora.

Rosa "Scharlachglut" 06

Rosa "Scharlachglut" 03

Distribuita da Kordes nel 1952 ("Poinsettia" x "Alika"), Peter Beales la inserisce tra gli ibridi moderni di Rosa gallica; nei paesi anglosassoni è chiamata anche "Scarlet Fire". Predilige i siti luminosi ma non troppo caldi.

Rosa "Scharlachglut" 02

domenica 3 ottobre 2010

La necessità della Rosa - Rosa multiflora

Nata in Cina (ma la si incontra pure in Giappone e in Corea), bandita dagli Stati Uniti d'America, in Europa lascia una variegata progenie e nuove occasioni d'affari. Eppure resta misconosciuta: Rosa multiflora.

Rampicante di circa quattro metri d'altezza, porta numerosi e minuti fiori bianchi, riuniti in dense infiorescenze a pannocchia. La fioritura è effimera, di grande effetto, seguita da una profusione di cinorrodi rosso lacca di appena mezzo centimetro di diametro.

Peter Beales ci racconta che:
- arriva in Europa tra la fine del XVIII e l'inizio del XIX secolo;
- se ne conoscono diverse forme (mutazioni o vecchi ibridi spontanei poi selezionati e diffusi in coltivazione) come R. m. carnea, R. m. cathayensis, R. m. platyphylla o "Seven Sisters Rose", R. m. watsoniana, R. m. wilsonii;
- è all'origine delle Rose Pemberton, che però oggi sono conosciute come Ibride di Moschata (Rosa moschata essendo l'altra progenitrice);
- è all'origine di un gruppo di rose sarmentose che comprende meraviglie come "Bleu Magenta", "Francis E. Lester", "Goldfinch", "Veilchenblau"...
- è all'origine del gruppo delle Rose Polyantha (del 1875, ma almeno una è ancora diffusamente coltivata: "The Fairy", 1932), da cui derivano le Rose Floribunda (chi non ha mai visto "Queen Elisabeth", fortunatissima varietà del 1954?) e la maggior parte delle varietà con fiori a mazzetti, fino a mescolare la propria linfa nelle più recenti Rose da Rotonda o Rose da Aiuola Pubblica (denominazioni non ufficiali - ma credo mi comprendiate);
- è ampiamente utilizzata come portainnesto a motivo dell'apparato radicale robusto e della buona compatibilità con la maggior parte degli ibridi.

Proprio per l'uso come portainnesto, Rosa multiflora fu importata dal Giappone alla Costa Occidentale degli Stati Uniti d'America nel 1866; nel 1930 con miope pragmatismo lo U.S. Soil Conservation Service ne promosse l'uso per frenare l'erosione o per costituire recinzioni vive per il bestiame; furono distribuite gratuitamente migliaia di talee e se le dense macchie di Rosa multiflora erano apprezzate per dare riparo a selvaggina pregiata (fagiani, conigli, pernici), solo più tardi ci si accorse che la facilità di riproduzione e l'adattabilità che le sono proprie andavano a discapito della flora locale e - soprattutto! che l'espansione riduceva le aree a pascolo; ora che è diffusa in tutti gli USA tranne le aree desertiche, montuose o a clima caldo umido, la "specie esotica" viene classificata come noxious weed e se ne tenta l'eliminazione con tutti i mezzi; pure con la lotta biologica - fino a quando gli agenti antagonisti distribuiti su aree così ampie sfuggiranno al controllo e costituiranno un nuovo problema ecologico...
 
Tuttavia è interessante registrare negli USA l'esistenza di un organismo federale come il NISC (National Invasive Species Council) che si propone di registrare, monitorare e stabilire prassi per combattere specie animali e vegetali alloctone e invasive. Che non mancano certo in Europa o in Italia; mentre credo manchi, in proposito, qualsiasi strategia nazionale o comunitaria. E a dire il vero ormai nel nostro Paese certe specie vengono considerate parte del paesaggio (Robinia pseudoacacia), altre vengono persino vendute come ornamentali (Ailanthus altissima), mentre nei confronti di altre ancora sembra esserci rassegnazione (Myocastor coypus - o nutria). Rosa multiflora ha fatto qualche comparsa anche da noi, ma al momento vi sono poche segnalazioni.

Non credo comunque che si debba escluderla dal giardino: solo una popolazione già inizialmente vasta come quella diffusa capillarmente negli USA in ambienti naturali può dare inizio a una vera invasione; mentre la coltivazione controllata credo che difficilmente porti alla spontaneizzazione di una specie.

Rosa multiflora 01

Vero è che Rosa multiflora si dissemina senza problemi; i tre esemplari che ora prosperano in un angolo fuori mano (e perciò poco curato) del giardino nacquero da seme quattro anni fa e  giunsero alla fioritura dopo soli due anni. Fu un esperimento iniziato a partire da alcuni tralci acquistati dal fiorista; da qualche tempo infatti Rosa multiflora è coltivata per la raccolta dei cinorrodi, molto ornamentali, commercializzati da un produttore sanremese col nome di "Frutti dell'Amore" insieme ad altre varietà - ma senza che ne sia indicata la specie...
Raccolti appena maturi durano a lungo e anche seccandosi mantengono il colore rosso brillante. Un bene di riserva per il prossimo inverno.

Rosa multiflora 02

Dimenticavo: nel frattempo, in Cina, c'è pure chi si è interessato alle potenzialità terapeutiche della pianta. Sai mai che, considerata un'erbaccia in un luogo, diventi una risorsa in un altro?