NO, NON È UN BLOG DI GIARDINAGGIO
MA POTRESTE TROVARE QUEL CHE NON STATE CERCANDO


venerdì 27 maggio 2011

Passiflora x belotii

   
Passiflora x belotii aka "Empress Eugenie"
    
Conosciuta anche come "Empress Eugenie", è un ibrido tra Passiflora alata e Passiflora caerulea descritto per la prima volta nel 1824 come P. alato-caerulea. Semirustica (sopporta temperature vicine a 0° C), generosa e intensamente profumata - di maracuja, naturalmente.

giovedì 19 maggio 2011

La necessità della Rosa - Rosa "William Lobb"

Ha l'aspetto di un gentiluomo di campagna, ma è dedicata a un cacciatore di piante dell'era in cui i grandi vivai inviavano esperti all'avventura "nei luoghi più remoti del modo" (ce n'erano ancora) alla ricerca di nuove specie da commercializzare.

William e il fratello Thomas lavorarono per i Vivai Veitch di Exeter (Devon), il primo in America, il secondo in Asia, a metà '800. Sono innumerevoli le piante giunte in Europa grazie a loro (tant'è che si può anche perdonare a Will l'introduzione nei giardini di Araucaria araucana...).

Rosa "William Lobb"

Rosa "William Lobb" è una robusta muscosa, alta e larga più di due metri (nella fotografia ne vedete un esemplare ancora giovane). Unica fioritura, buon profumo (e dei fiori e della borraccina), una gamma di colori che tocca il ciliegia, il magenta, l'ametista, il prugna, il lilla, tutti i fuchsia, il fandango (sic!), l'orchidea, il melanzana, l'eliotropo, il malva e, talvolta, perfino il rosa, a seconda dell'età del fiore, dell'ora, della luce, della temperatura... Il tutto illuminato dal rovescio dei petali, più chiaro, tanto da apparire bianco sotto il sole.

Rosa "William Lobb"

mercoledì 18 maggio 2011

Gustav Mahler, 7 luglio 1860 - 18 maggio 1911

Mi ricordano che oggi è giornata mahleriana!

Von der Schönheit (Della Bellezza), da Das Lied von der Erde, IV movimento.


Wiener Philharmoniker, dir. Bruno Walter
Contralto: Kathleen Ferrier
registrazione: 14,15,16 maggio 1952


Junge Mädchen pflücken Blumen,
Pflücken Lotosblumen an dem Uferrande.
Zwischen Büschen und Blättern sitzen sie,
Sammeln Blüten in den Schoß und rufen
Sich einander Neckereien zu.
Gold'ne Sonne webt um die Gestalten,
Spiegelt sie im blanken Wasser wider.
Sonne spiegelt ihre schlanken Glieder,
Ihre süßen Augen wider,
Und der Zephyr hebt mit Schmeichelkosen
Das Gewebe Ihrer Ärmel auf,
Führt den Zauber
Ihrer Wohlgerüche durch die Luft.

O sieh, was tummeln sich für schöne Knaben
Dort an dem Uferrand auf mut'gen Rossen?
Weithin glänzend wie die Sonnenstrahlen;
Schon zwischen dem Geäst der grünen Weiden
Trabt das jungfrische Volk einher!
Das Roß des einen wiehert fröhlich auf
Und scheut und saust dahin,
Über Blumen, Gräser wanken hin die Hufe,
Sie zerstampfen jäh im Sturm die hingesunk'nen Blüten.
Hei! Wie flattern im Taumel seine Mähnen,
Dampfen heiß die Nüstern!
Gold'ne Sonne webt um die Gestalten,
Spiegelt sie im blanken Wasser wider.

Und die schönste von den Jungfrau'n sendet
Lange Blicke ihm der Sehnsucht nach.
Ihre stolze Haltung ist nur Verstellung.
In dem Funkeln ihrer großen Augen,
In dem Dunkel ihres heißen Blicks
Schwingt klagend noch die Erregung ihres Herzens nach.


(I testi sono tratti dal volume di antiche poesie cinesi tradotte in tedesco da Hans Bethge e pubblicate nel 1907 con il titolo "Die Chinesische Flöte". Qui di seguito la versione italiana di Quirino Principe:

Giovani fanciulle colgono fiori,
fiori di loto colgono sull'orlo della sponda.
Siedono tra arbusti e foglie,
raccolgono fiori nel grembo, e si lanciano
a vicenda parole scherzose.
Il sole d'oro irretisce le figure
e le riflette nell'acqua limpida,
rispecchia il sole le loro membra snelle,
rispecchia i loro dolci occhi.
Lo zefiro solleva con moine e carezze il tessuto
delle loro maniche, porta l'incanto
dei loro profumi per l'aria.

Guarda, chi sono i bei ragazzi che cavalcano
caracollando sulla riva su fieri cavalli?
Splendendo da lontano come i raggi del sole,
già tra i rami dei verdi salici
vien qui trottando la fresca gioventù!
Il cavallo di uno nitrisce festoso,
la scansa e fila via come il vento,
vola sui fiori e sull'erba, turbinano gli zoccoli,
fulminei calpestano i fiori abbattuti.
Bello! Come vibra nella folle corsa la sua criniera,
come fumano calde le froge!
Il sole d'oro irretisce le figure
e le riflette nell'acqua limpida.
come fumano calde le froge!
Il sole d'oro irretisce le figure
e le riflette nell'acqua limpida.

La più bella delle vergini lo segue
con lunghi sguardi di desiderio.
Il suo contegno altero è una finzione.
Nello scintillio dei suoi grandi occhi,
nell'oscurità del suo sguardo di fuoco
vibra ancora, come un lamento, l'agitazione
del suo cuore.)

Paeonia lactiflora "Sorbet"

Idee distribuite in sistemi complessi di difficile trasposizione verbale? Ci si affidi alla ricchezza delle immagini. 

Oggi, Paeonia lactiflora "Sorbet".

Paeonia lactiflora "Sorbet"


(Per tutto il mese di maggio, una fotografia al giorno - chissà che non abbia la stessa efficacia di una mela...)

martedì 17 maggio 2011

La Necessità della Rosa - Nomi, parole, idee

Sto lasciando passare maggio, il ricchissimo maggio, senza raccontare neppure quel che accade nel giardino di casa, che magari non è molto, ma che per lo meno, avendolo sotto gli occhi tutti i giorni, qualche ragionamento, qualche ricerca dovrebbe stimolare. Ma per scrivere servono idee chiare e parole precise. E adesso così non è. Magari dipende proprio dalla ricchezza della stagione: accade troppo in troppo poco tempo per riuscire a scegliere con piena convinzione (intendendo che la una scelta equivale a molte esclusioni). E poi il giardino rispecchia queste scelte - e la difficoltà di temperare quelle fatte per passione e quelle fatte con ragione in qualcosa di vitale, di fiorifero-fruttifero-foglifero appunto. In sostanza: accogliere una pianta perché la sua presenza rafforzerà l'effetto complessivo che ci si è preposti, oppure, al contrario, introdurla sapendo che gli equilibri saranno alterati e se ne dovranno cercare di nuovi, non senza battaglie. Cosa quest'ultima che mi sembra "secondo natura" e che preferisco, anche se il mio giardino più che in equilibrio dinamico sembra spesso sull'orlo del caos (e magari qua e là vi precipita - basta che, come quest'anno, la pioggia sia prima in eccesso e poi in difetto).

Tra le conseguenze di questa propensione all'azzardo sta pure l'arrivo in giardino di piante di cui non conosco il nome e dunque neppure le caratteristiche e dunque le simpatie e le antipatie nei rapporti con ciò che cresce loro vicino. E, tra queste piante sconosciute, tre rose: una che mi fu regalata, una salvata da un vivaio che non la meritava e una nata casualmente da seme in un vaso sul balcone.

1 - L'etichetta della giovane pianta riporta "Souvenir de Philémon Cochet", mutazione color rosa - molto tenue - della bianchissima e assai famosa "Blanc Double de Coubert", entrambe varietà di rose rugose ottenute alla fine dell'800 dai Cochet (gli stessi di "Roseraie de l'Hay"). Ma già alla prima fioritura la nuova arrivata fa dubitare della sua identità, per la forma e per il colore. Inoltre, collocata vicino a un esemplare di Olea fragrans che l'avrebbe riparata dal calore del pomeriggio, produce presto nuovi rami robusti, alti oltre due metri e uniformemente ricoperti di spine triangolari e inesorabili - che compaiono anche sulla pagina inferiore delle foglie. Molto diversa dal portamento gentile di "Souvenir de Philémon Cochet". L'aspetto generale è comunque influenzato da Rosa rugosa, tanto quanto può esserlo una "Conrad Ferdinand Mayer" (nella fotografia le vedete insieme), rispetto alla quale però si mostra più rozza e dai fiori più piccoli. Credo perciò che si tratti di "Souvenir de Cristophe Cochet": rimaniamo in famiglia, ma le attitudini sono diverse rispetto a "Philémon". Tant'è che dovrò trasferirla dove possa crescere liberamente - sperando che non soffra troppo il trapianto. Non si tratta di una Prima Donna, ma di un'ottima Dama di Compagnia - o di una severa Governante: a farne siepi non si temeranno intrusioni. Come tutte le rose a fiori chiari e doppi, è amata dall'orrida (letteralmente: è coperta di peli setolosi) Tropinota che ne rovina i petali, a differenza delle più grande ma più moderata Cetonia, che si accontenta del polline.

Rosa


2 - Questa seconda rosa languiva nel lazzaretto in fondo a un comunissimo Garden Center, assieme ad altre compagne tutte diverse tutte senza nome: si riconoscevano una "Guinée", alcune "Complicata", alcune muscose... invendute e accantonate perché non rifiorenti. In quel momento non portava fiori e la acquistai per il portamento leggero e per il colore dei rami sottili, di un rosso appena più scuro di quelli della sanguinella (Cornus sanguinea) - e soprattutto perché non mi ricordava alcuna varietà che già avessi visto. Arbusto pollonante, senza spine sui rami secondari, metre quelli basali ne portano in buon numero, dalle foglie leggermente rugose, morbide, verde chiaro. I fiori, rosa intenso con il centro bianco, sono larghi di media una decina di centimetri e compaiono una sola volta, subito dopo la fioritura di Rosa banksiae. Hanno buon profumo. I cinorrodi maturano raramente e non durano molto a lungo. La somiglianza con Rosa rugosa appare da lontano e scompare da vicino...

Rosa


3 - I vasi sul terrazzo sono molto numerosi: piante di vecchia data, nuovi arrivi, seminagioni, talee... Insieme a una pianta del tutto diversa, credo una Rudbeckia, si mostra inaspettatamente una piccola rosa, spuntata forse la stagione prima e rimasta inosservata. Più volte rinvasata e finalmente trapiantata in piena terra, dopo tre anni è fiorita. Credo sia una varietà sarmentosa, anche se finora il ramo più lungo non supera il metro e mezzo di lunghezza. I fiori, a mazzetti, ricordano quelli di "Félicité et Perpétue", ma sono meno doppi e, anziché bianco puro, appaiono scaldati da un tenue rosa conchiglia, con gli stami evidenti. La vera sorpresa sono le foglie, lucide, minute e glauche, contrastanti con il color mogano dei fusti più giovani, che portano rare spine appena ricurve dello stesso colore; una sfumatura rossastra compare sui rametti fioriferi, del tutto privi di spine, e sui piccioli. Il profumo è leggero, ricorda quello emanato dagli stami di Rosa multiflora, solo più dolce.

Rosa


Chiedo aiuto per cercare di rintracciare il nome (e dunque le origini e le caratteristiche) di queste rose, pur nella segreta speranza, nell'ultimo caso, che si tratti di qualcosa di mai visto (debolezze da appassionato).

lunedì 9 maggio 2011

Orticola 2011

Fossi un coltivatore e decidessi di partecipare a una mostra-mercato, come potrei misurare la resa dell’investimento? Perché allestire uno stand costa: affittare lo spazio, trasportare le piante, sottrarre tempo ad altro lavoro, pernottare… “Eh, non so se l’anno prossimo torneremo, non abbiamo venduto abbastanza da pagarci le spese”. Ma non è il mercato settimanale in paese, dove si va portando ciò che si è sicuri di vendere e dove i conti si fanno a fine giornata. A una mostra-mercato si va per raccontare di sé, del proprio lavoro, per farsi riconoscere – per essere distinguibili tra gli altri coltivatori, vuoi per le varietà presentate, vuoi per la qualità, vuoi per i suggerimenti di coltivazione o per qualunque altra specificità. È una forma di pubblicità che, raccontano gli esperti di comunicazione, può rivelarsi utile per “consolidare l’immagine”, ma che, per dare frutti, richiede tempo, costanza e dedizione – proprio come una pianta, in fondo. E allora i coltivatori dovrebbero saperci fare. O no?

Hemerocallis lilio-asphodelus

Entrare nel labirinto di Orticola lo scorso sabato pomeriggio è stato come entrare nella grotta di Aladino – e doverne contare le gemme una per una… Presto la mente e il cuore si saturano: non ci si può innamorare ogni dieci passi, conservare qualcosa da portare con sé, qualcosa da ricordare, che maturi poi in una nuova conoscenza, in un nuovo progetto, se ogni stand accumula decine e decine di varietà, tutte bellissime, certamente, ma che richiederebbero ben più delle poche ore che è possibile dedicare alla visita per essere ammirate – e comprese.

Le reazioni dei visitatori sono diverse – chi si affanna da uno stand all’altro, per non mancarne nessuno, ma alla fine, per “l’eccesso di offerta” che impedisce le comparazioni, non sa comunque scegliere; chi arriva cercando una precisa categoria di piante, e trascura tutto il resto, rinunciando a sapere di più; chi, stordito da tante meraviglie, vaga a occhi sbarrati; chi riesce a trovare il proprio tesoro appena entrato, e se ne esce soddisfatto con quello, fosse pure il rododendro che troverebbe anche dal fioraio sotto casa…

Poiché non ho alcuna autorità e quindi posso essere tranquillamente ignorato, provo a elencare qualche suggerimento.
  • Primo. Vivaisti, presentatevi. Siccome non si può fare di persona con tutti i visitatori, ci si munisca di cartello, sobrio e chiaro: bastano il logo, il nome dell’azienda e la località; il resto possono farlo i biglietti da visita, di cui è vantaggioso essere generosi; non aspettate che ve li chiedano, metteteli in bella vista: chi è incuriosito ma non ha tempo magari vi rintraccerà al telefono o sulla rete – forse verrà a trovarvi per conoscervi con calma. Dategliene la possibilità.
  • Secondo. Non portate tutto quello che state producendo. Selezionate quelle piante che ritenete vi distinguano o siano particolarmente ben riuscite; se avete spazio per cinquanta vasi, non portate cinquanta varietà – neppure trenta. Meglio poche varietà in grandi quantità che il contrario. Nel marasma della fiera il colpo d’occhio sarà più efficace, più facilmente rimarrà impresso nella memoria. Il che porta al successivo:
  • Terzo. Non basta esporre più o meno ordinatamente le piante nello spazio che vi è stato destinato, come fosse niente di più di un’estensione del vivaio. Curate gli abbinamenti, le associazioni, quasi si trattasse di suggerire l’immagine di un giardino – che poi è la naturale destinazione di ciò che producete. Così potreste anche aumentare il numero delle varietà esposte senza generare in chi guarda alcun senso di smarrimento: osserverebbe un insieme ricco, invece che un accumulo di oggetti vegetali.
  • Quarto. I visitatori esperti cercano nuove idee, i novizi cercano una guida; sviluppare il terzo suggerimento soddisfa questi e quelli.
  • Quinto. Poiché lo stand serve anche da magazzino, esporre poche varietà in molti esemplari evita di farlo sembrare povero durante l’ultimo giorno o le ultime ore della mostra – cosa che invece darebbe una cattiva immagine della capacità di produzione del vivaista.
  • Sesto. Raccontate. Raccontate di voi, delle piante, dei giardini che le ospitano o che le sapranno ospitare. Raccontatene la storia e l’origine, raccontate un’emozione, una soddisfazione dei sensi. Si racconta, è noto, per immagini come per parole. Non siate prolissi – non ne avete neppure il tempo. Evocate. Suggerite. Non siete arrivati per vendere, ma per comunicare (ma anche la vendita è una forma di comunicazione), per farvi conoscere e soprattutto ricordare.
  • Settimo. Per gli organizzatori. Alla quinta volta che passa davanti a un espositore di Pelargonium antichi/botanici/odorosi (che stanno diventando pericolosamente di moda), il visitatore non sa più se è di fronte al primo o al secondo o al terzo o al quarto o effettivamente al quinto: le varietà sono più o meno le stesse, l’esposizione non offre alcun appiglio alla memoria, forse un esemplare è specifico ma chi si ricorda se è proprio lui e in effetti il percorso con le sue biforcazioni, col suo andare e venire (peraltro suggestivo) non aiuta di certo. Lo stesso vale per gli espositori di rose, di piante erbacee perenni, di eccetera eccetera. Storicamente gli artigiani riunivano le proprie botteghe lungo una via del quartiere che ne ospitava la corporazione – e che talvolta ancora ne conserva il nome (Via dei Bottai, dei Tintori, dei Cordai…); tra affiliati si controllava che nessuno infrangesse le regole della corporazione, mentre gli acquirenti avevano la possibilità di comparare agevolmente le merci esposte dai vari artigiani e valutarne la qualità. Allora forse non sarà difficile organizzare un Sentiero delle Esotiche, delle Acquatiche, dei Pelargoni, delle Rose, di eccetera eccetera ... La competizione non guasta il mercato.

Amen.

Come è stata l’Orticola? (La Graticola la chiama lo Zar Paolo).
«Una mente vivace e tranquilla non vede nulla che non le piaccia; e può essere soddisfatta anche senza vedere nulla». Tranquilli e vivaci, in effetti, sembrano essere per temperamento gli appassionati di piante. E, diversamente che per Emma, a Orticola da vedere c’era molto – da sembrare troppo, come si diceva. Ma anche la sensazione di ricchezza vegetale (e dunque della Natura e pure dell’Arte), la percezione della grande varietà, quasi inesauribile, di forme, colori, odori, sono – passatemi il termine – insegnamenti di cui essere soddisfatti.

(E pure molta soddisfazione me l’ha data la metamorfosi di un architetto-pianificatore-paesaggista-conservatore in orticoltore, almeno per una sera… Vivat!).


(Della sempre maggiore sensibilità-verso\richiesta-di orto, riccamente espressa anche a Orticola, si dovrà parlare una volta o l’altra).