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venerdì 9 luglio 2010

Gloriosa superba

Dedicato a Dona Flor, che con nervosismo e irritabilità vede avvicinarsi una data a suo dire segnata dal Tempo, mentre trascorre gli anni fulgenti...


Vi sono fiori che hanno rivelato potenzialità ricchissime nelle mani dei coltivatori, sfoggiando attraverso la selezione e l'ibridazione colori e forme in una profusione tale da far stupire, in raffronto alla modestia della pianta spontanea. Ma vi sono pure altri fiori che l'intervento umano non riuscirà a migliorare, tanto forte è il fascino del loro splendore naturale.

(Certo, altri ancora non rientrano né nella prima né nella seconda categoria, pur trovando posto nei giardini, magari coltivati in masse o osservati da vicino - con affetto, diremmo: ma un'altra volta).


Stanno fiorendo in questi giorni le piante di gloriosa. Iniziai con un solo esemplare, avuto per nulla in un negozio di fiori dove era rimasto invenduto fino a diventare invendibile. Ora sono circa settanta piante, stipate in un paio di grandi vasi, generose di foglie e di fiori (continueranno a produrne almeno fino a settembre) senza che chi le coltiva ne abbia merito: si sono trovate bene e hanno proliferato. Eppure Gloriosa superba è considerata una specie difficile e per questo trascurata.

A l'é a bella de Torriggia: tutti a vêuan e nisciûn s'a piggia - ma quando poi a s'é maiâ, tutti orieivan aveila sposâ.

L'unica vera difficoltà è data dalla sensibilità al freddo, che non permette di dimenticarla all'aperto in un angolo del giardino: e bella com'è, un po' di dedizione la pretende con ragione. Gloriosa superba infatti è una specie erbacea provvista di tubero originaria di aree a clima tropicale, dove va in riposo durante la stagione secca. Il suo areale è molto ampio, dall'Africa Meridionale all'India e oltre; il suo aspetto è variabile, non solo di regione in regione, ma pure all'interno di ciascuna area. Tant'è che i botanici passano dall'elencarne almeno una decina di specie al dichiarare che tutti i caratteri sono ascrivibili a una specie soltanto, Gloriosa superba, per l'appunto. Resiste più di altri il nome rotschildiana, che oscilla tra la specie e la varietà, conosciuto perché legato alla pianta più diffusamente coltivata come ornamentale in Occidente. Originaria dell'Uganda - pare - è quella che potete vedere nella foto.

Gloriosa superba "Rotshildiana"

(Curiosamente è fiore nazionale per due stati assai lontani tra loro, la Repubblica dello Zimbabwe e uno dei ventotto dell'Unione Indiana, il Tamil Nadu - e dei separatisti Tamil dello Sri Lanka, simbolicamente usato durante la commemorazione del Maaveerar, il 27 novembre, periodo di fioritura del Karthigaipoo, che sfoggia i medesimi colori della bandiera delle Tigri).

È dall'India che si diffondono in Europa le prime informazioni su questa pianta (che solo più tardi Linneo chiamerà Gloriosa superba), grazie alla pubblicazione, verso la fine del XVII secolo, dell'Hortus Malabaricus: opera straordinaria, di concezione ancora moderna, merita di essere descritta.

Siamo al tempo di una fase avanzata nella storia della Vereenigde Geoctoyeerde Oostindische Compagnie o Compagnia Olandese delle Indie Orientali, nata all'inizio del '600 per il commercio diretto delle spezie con i luoghi di produzione. Quando al declinare del secolo le difficoltà di mercato spingono a cercare merci alternative, Hendrik Adriaan van Rheede tot Draakenstein, governatore della colonia di Cochin sulla costa di Malabar, si interessa alle piante della farmacopea indigena e, a partire da manoscritti locali, inizia uno studio che durerà trent'anni e coinvolgerà numerose persone diversissime tra loro per capacità e cultura. (Il Barone van Rheede non vedrà però il completamento dell'opera, naufragando al largo di Bombay nel 1691).

Non soltanto botanici, medici e farmacisti olandesi: sotto l'egida del Samoothiri di Calicut e del Re di Cochin, partecipano alla verifica delle informazioni pure studiosi e guaritori indiani, che rilasceranno una certificazione apposita (poi riportata nel primo volume, citandone gli autori!), mentre per esplorare la regione alla ricerca di "nuove" specie ci si affida alle capacità logistiche dell'esercito e alle conoscenze di eruditi missionari. Accurati disegni dal vero diverranno le basi per le incisioni incluse nella pubblicazione.

Preminente tra il centinaio di figure coinvolte, Jan Commelin (1629-1692), botanico; ad Amsterdam, anche in qualità di pubblico funzionario, contribuì alla sistemazione del moderno Orto Botanico, complemento dell'Hortus Medicus e luogo di riferimento per l'acclimatazione e lo studio delle piante che la Compagnia delle Indie faceva pervenire (tra queste il caffè, la cui coltivazione dall'Africa venne estesa all'America Centrale e Meridionale). Jan Commelin, la cui opera fu completata dal nipote Caspar (1667-1734), curò la pubblicazione dell'Hortus Malabaricus e di lavori riguardanti le specie coltivate nell'orto botanico della città. Commissionò inoltre un erbario dipinto, oggi conosciuto anche come Moninckx Atlas, dal nome dell'illustratore botanico Jan Moninckx, che ne realizzò la maggior parte delle tavole e che già aveva contribuito all'Hortus Malabaricus. Naturalmente, una è dedicata a Gloriosa superba. Che però ancora non si chiama così.

Inizialmente è classificata, con la traslitterazione del nome dal Malayalam, come Mendoni - poiché l'Hortus Malabaricus si pregia di riportare, come dichiara già nel sottotitolo, il nome della pianta nelle varie lingue in cui è conosciuta: Malayalam, Konkani, Arabo, Olandese, Portoghese e naturalmente Latino, la lingua della scienza. Ma in una nota si legge: "Planta haec ex Ceylon transmissa est sub nomine Nieughala &, anno precedenti 1686, in horto Nobilissimi ac Clarissimi Domin Gasparis Fagel, floruit. Doctissimus Doctor Paulus Hermans, in celeberrima Leydensium Academensia Botanices Professor, nominat Lilium Superbum Ceylanicum". Ora, Gaspar Flegel è patrizio e uomo di stato olandese, mentre Paul Hermann è botanico tedesco formatosi a Padova, che, dopo aver lavorato per la Compagnia Olandese delle Indie Orientali, ottiene la Cattedra di Botanica all'università di Leida e sotto le sue cure il già famoso Orto Botanico diviene ricchissimo (il suo principale lavoro, Paradisus Batavus sarà studiato da Linneo, al pari dell'Hortus Malabaricus, durante la stesura di lavori come Species Plantarum, del 1753 - botanici e appassionati, non sentite qualche brivido di storia corrervi le vene?). Da Lilium Superbum Ceylanicum Linneo conierà il nuovo nome Gloriosa superba.

Ma le vie della Botanica sono tortuose e, ancora ne Les Liliacées, serie di tavole pubblicate da Pierre-Joseph Redouté tra il 1802 e il 1816, la nostra pianta viene chiamata Methonica superba...


E che rimane delle proprietà curative che il Governatore di Cochin si proponeva di sfruttare?
Almeno nello Sri Lanka e in India la medicina tradizionale continua oggi a utilizzare i tuberi di gloriosa, causandone una forte riduzione della presenza sul territorio (mentre per contrappasso, importata per ornamento, la pianta è divenuta infestante in molte isole del Pacifico). Anche in Africa l'uso terapeutico non è mai stato abbandonato. Recentemente di nuovo la medicina ufficiale se ne interessa, ancora una volta a partire dagli usi tradizionali, verificando le proprietà e isolando i principi attivi; di cui il maggiore è la colchicina, presente insieme ad altri alcaloidi (nel frattempo gli studi hanno portato a collocare, per motivi filogenetici, il genere Gloriosa dalle Liliaceae alle Colchicaceae). Se ne è iniziata la coltivazione in campo tanto che su Internet è possibile acquistare semi anche in grande quantità. Hendrik van Rheede sarebbe soddisfatto della propria intuizione.

Ma in Occidente oggi le gloriose sono conosciute soprattutto per il valore ornamentale, sia come piante da appartamento sia come fiori recisi. L'aspetto letteralmente flamboyant della corolla rimane il principale motivo di attrazione, per quanto l'esotismo che porta con sé la faccia in qualche modo apparire sempre eccessiva.

Come mostra uno splendido Rupert Everett (a quarant'anni esatti d'età, Dona Flor), Lord Arthur Goring nella versione cinematografica* di An Ideal Husband (1999), quando sceglie da indossare come buttonhole, in luogo di un fiore di gloriosa, un'orchidea candida, variazione più sottile del tradizionale bocciolo di rosa bianca:
LORD GORING. [Taking out old buttonhole] You see, Phipps, Fashion is what one wears oneself. What is unfashionable is what other people wear.
(Oscar Wilde, An Ideal Husband, Atto Terzo).

*(In questo frammento del film la scena si svolge al minuto 3.45; purtroppo la sequenza è stata tagliata, ma la si può vedere per intero nella versione integrale).


La prossima volta, una descrizione più accurata dell'aspetto della pianta e, in via eccezionale, qualche nota sulla coltivazione




Gloriosa superba sul sito dell'INCHEM - Chemical Safety Information from Intergovernmental Organizations.
Aspetti clinici dell'ingestione di tuberi di Gloriosa. Postgraduate Medical Journal, BMJ Group.
Gloriosa superba - Rare Herb of Patalkot, sul sito del Disabled World - Disability and Health News.
Azione antimicrobica degli estratti di Gloriosa. Informaworld.com.
Coltivazione della Gloriosa per scopi medicinali sul sito della Tamil Nadu Agricultural University di Coimbatore.
Usi tradizionali della pianta in India.
Vendita online di semi e tuberi.

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