NO, NON È UN BLOG DI GIARDINAGGIO
MA POTRESTE TROVARE QUEL CHE NON STATE CERCANDO


sabato 26 giugno 2010

Giardino di Poeta - 01

Con la bellezza del giardino la poesia italiana del secolo XX ha un rapporto difficile. Lo scopro appunto ragionando sulla storia moderna dei giardini con un'amica dottissima, che mi fa notare, inoltre, quanto a lungo, nel nostro Paese, occuparsi di paesaggio sia stata considerata un'attività poco degna di ogni serio accademico dell'arte o dell'architettura. Le conseguenze sono state (e sono tuttora) molte e tutte perniciose - troppe per parlarne qui; ma la poesia in qualche modo riflette le origini di questo disinteresse, manifestando forte disagio anche nelle rare volte in cui si avvicina a un giardino - o a una pianta. L'argomento non solo mi sta a cuore, ma è pure lo spunto per esplorare l'opera di autori la cui lettura mi dà sempre molto piacere; piacere che cercherò di condividere, iniziando a trascrivere, oggi plenilunio di giugno, alcune delle poesie che meglio mi sembrano illustrare il conflitto - o che molto arbitrariamente ritengo più belle...

Intanto, cinque versi di Toti Scialoja per liberarci "dalla soggezione al linguaggio" e aiutarci a creare "paesaggi di parole", il che male mai non fa.

Chiede il bombo: "Perché ronzo?
Perché vado sempre a zonzo
come un gonzo, senza meta?
Perché peso come il piombo
sopra il fiore che si piega?"


dalla raccolta Amato topino caro (1961-1969).
Toti Scialoja, Versi del senso perso, Torino, 2009.

Lavandula

Nessun commento:

Posta un commento