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venerdì 21 gennaio 2011

A un livello terra-terra - 02

     - Le mie piante sono sofferenti, crescono poco… l’anno scorso invece erano piene di fiori.
(A un primo sguardo sembrano irrigate correttamente. Anche l’esposizione è appropriata e non vi sono segni di patologie in atto).
     - Con cosa le ha concimate?
     - … concimate?
     - Sì, può accadere che…
     - Io non concimo mai! I concimi inquinano!

Avessi chiesto se fuma il sigaro quando fa visita alla nonna in ospedale, l’espressione non sarebbe stata più scandalizzata.
Bisogna conoscere la Causa delle Cose, diceva il lama Teshoo. 
Altrimenti si resta legati alla Ruota.
E si fanno morire di fame le piante.

Si accennava alla formazione del suolo, a come sia influenzata dalla roccia madre e dal clima (temperature, quantità e distribuzione delle precipitazioni) oltre che dai fattori locali. E di quanto inoltre le caratteristiche fisiche del suolo siano legate a quelle chimiche e queste a loro volta siano modificate dall’attività degli esseri viventi – batteri, funghi, piante, animali… Allora, prima di parlare delle concimazioni, credo che sia bene soffermarsi proprio sul ruolo delle piante nei processi della pedogenesi.

Le piante accumulano elementi tratti dall’acqua e dall’aria (da questa sia direttamente, come per il carbonio, sia indirettamente, come per l’azoto, reso assimilabile in seguito all’attività di alcuni batteri che proliferano nel terreno) che al momento della caduta delle foglie o alla morte della pianta eccetera sono trasferiti nel terreno. Infatti i composti del carbonio derivati dalla fotosintesi e contenuti nei tessuti vegetali divengono nutrimento per altri organismi che li decompongono fino alla mineralizzazione, rendendoli nuovamente disponibili per le piante. Il terreno, sede di questi processi, è modificato dai composti finali come da quelli intermedi della decomposizione: qualcosa che in un substrato non ancora colonizzato era assente, con l’arrivo delle piante inizia ad accumularsi e/o a innescare nuove interazioni chimiche che contribuiscono alla formazione del suolo.

 da G. Dell'Agnola, Chimica agraria, Padova, 1978.

Mentre la pedogenesi procede, sopra il livello del terreno la comunità vegetale cambia progressivamente; le piante colonizzatrici non si riproducono più perché l’ambiente, trasformatosi anche a causa loro, non ne soddisfa più le esigenze; le piante erbacee iniziali sono sostituite da altre fino al raggiungimento di un’associazione stabile, detta climax, spesso costituita principalmente da specie arboree (ma ciò dipende dalla zona geografica oltre che da fattori locali). A questo punto vi è equilibrio (quasi) perfetto tra ciò che è sottratto e ciò che è ceduto al terreno dalle piante e dagli altri organismi.

Dunque sono le piante stesse a procurarsi il necessario dall’ambiente (ma, rovesciando la prospettiva, si potrebbe dire pure che sono solo le piante adatte alle caratteristiche – in trasformazione – di quell’ambiente a perpetuarsi).

Questo “in natura”; ma in giardino? In giardino i processi biochimici sono gli stessi, ovviamente; cambiano però i dati iniziali…
Innanzitutto molto spesso il terreno è di riporto (pensiamo al comune caso del giardino di un’abitazione appena costruita), ammassato senza che ci si preoccupi di rispettarne la stratificazione originale; per lo più è stato cavato in profondità, in corrispondenza del solo orizzonte B, privo di sostanza organica e dunque di tutti i microrganismi che se ne nutrono e che, qualora fossero presenti, costituirebbero invece importanti relazioni con gli organismi superiori.
In un giardino, poi, l’associazione delle piante è frutto di scelte basate su criteri estetici piuttosto che di ecologia vegetale. Specie dalle esigenze dissimili e dalla diversa velocità di crescita sono chiamate a convivere, già adulte, su un substrato che non può ancora offrire loro tutto ciò di cui necessitano. Una comunità artificiale in un ambiente artificiale che ha bisogno di cure – di arte – per sopravvivere. E dunque anche di concimazioni.

Nei primi tempi dall’impianto, il giardinante dovrebbe considerare sia le esigenze immediate delle diverse specie – somministrando concimi di rapida assimilazione – sia il miglioramento che, pur in tempi lunghi, il terreno potrà subire – distribuendo soprattutto sostanza organica che inneschi la parte biologica del processo pedogenetico (anche se questo si svolge nel corso di anni – o, meglio, decenni). Compost, innanzitutto, ma pure letame, torba eccetera: non tutti forniscono gli stessi nutrienti e ciascuno manca di qualcosa, che andrà integrato, ma tutti portano alla formazione di humus, essenziale per incrementare le qualità fisiche e chimiche del terreno, compresa la capacità di trattenere quegli elementi chimici essenziali che altrimenti, allontanati dal dilavamento causato da piogge e irrigazioni, andrebbero reintrodotti attraverso prodotti di sintesi, gli stessi corresponsabili della degradazione dei suoli agricoli.

Rimane da stabilire quanto concimare e in quali momenti dell’anno; per farlo scientificamente sarebbero necessarie analisi di laboratorio molto spesso non accessibili e comunque dispendiose. Resta il buon senso – che tuttavia troverà sostegno nella conoscenza anche empirica dei vari elementi che compongono il giardino e che possono essere determinati già al momento della progettazione. Poiché non tutti i giardini hanno il medesimo peso ecologico.

(continua)

2 commenti:

  1. [...] Bisogna conoscere la Causa delle Cose [...]

    ammirazione per un intervento che accenna in modo semplice ed efficace alla complessità dei fenomeni biologici, chimici, fisici dell'organismo terreno.
    si attende prosecuzione

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  2. Grazie! Arriva anche il seguito, appena mi si sgelano le sinapsi.

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