NO, NON È UN BLOG DI GIARDINAGGIO
MA POTRESTE TROVARE QUEL CHE NON STATE CERCANDO


sabato 25 settembre 2010

Oro d'autunno

Accade che ci si dimentichi dei bulbi già piantati, dopo che sono trascorse settimane da quando ne abbiamo visto seccare l'ultima foglia - e allora l'improvvisa fioritura in un angolo lontano del giardino ci sorprende e il piacere che proviamo può persino far sembrare migliore la giornata. E se non appaiono scontati i ciuffi di crochi durante il risveglio di primavera, ancor più felice è la scoperta di nuovi fiori proprio all'inizio dell'autunno, nei giorni in cui la vigoria della vegetazione inizia a declinare. Quando poi abbiano corolle giallo luminoso come Sternbergia lutea l'evocazione della solarità darà piena consolazione anche in mattine come questa, mentre le nuvole atlantiche risalgono dalla pianura e nascondono il paesaggio.

Ma prima di considerarlo per le impressioni che può suscitare, lo spostamento del periodo di fioritura da un equinozio all'altro va inteso come il risultato dell'adattamento al clima mediterraneo, nel quale è l'estate siccitosa la stagione avversa piuttosto che l'inverno, mite e piovoso. E difatti le otto specie di Sternbergia oggi riconosciute sono proprie del bacino del Mediterraneo o della vicinissima Asia. Abbastanza simili tra loro - alcune distinguibili solo dai botanici - hanno il maggiore rappresentante in Sternbergia lutea, che abita i giardini europei almeno dal '500 (il Clusius la descrive come Narcissus autumnalis major nel Rariorum plantarum historia, pubblicato nel 1601) e trova posto anche nel famoso mazzo di fiori dipinto da Jan Brueghel dei Velluti conservato nella Pinacoteca Ambrosiana (qui sotto). Le vicende della designazione botanica di questa pianta sono complesse e solo nel 1803 le viene attribuito il nome attuale, in onore del conte, boemo nonché naturalista, Kaspar Maria von Sternberg (ovvero monte della stella - niente di meglio per il nostro giallissimo fiore).


Cresce spontanea nei prati aridi e sassosi, tra le rocce o al margine dei boschetti, ma la diffusa coltivazione ne ha favorito la naturalizzazione fuori dagli areali d'origine e oggi la si incontra pure in Italia settentrionale; rimane comunque una specie rara e protetta. Nei giardini vecchi più di cinquant'anni non è infrequente, si tratti pure di un ciuffo dimenticato. Eppure proprio in questi casi non riceve la considerazione che merita - tant'è che mi è accaduto più volte di vederla trattare come una malerba o poco meglio; forse la consuetudine unita alla facilità con cui sopravvive senza cure la fa apparire banale? Certo è che non tutti i giardini sono adatti ad ospitarla: nelle aiuole "ordinate" è fuori posto - mentre è a suo agio in spazi già appena selvatici. Ma dipende più dalla mentalità del giardiniere che dalla forma del giardino. Ebbi i miei primi bulbi circa vent'anni fa grazie a due anziane sorelle che abitavano in un villino più vecchio di loro; in sostituzione del più comune ofiopogon, le piante di Sternbergia bordavano un'aiuola a losanga, separata dalla ghiaia circostante con sottili cordoli in cemento decorato. Erano molto apprezzate anche per le foglie verde intenso; queste infatti compaiono insieme ai fiori e durano fino all'inizio dell'estate, prima erette poi piegandosi quasi orizzontali ai primi freddi.

Sarà la mancanza di sincronia con il ciclo omologato dei fiori da banco che la tiene lontana dai giardini? Troppo tardi per le piantagioni estive - troppo presto per quelle invernali? Che anarchia!

Sicuramente non è una pianta che troverete dal vivaista sotto casa; ma val la pena cercarla; se ben trattata si moltiplica rapidamente ed è in grado di adattarsi alle situazioni più diverse, dal pieno sole alla mezz'ombra (Ippolito Pizzetti suggeriva di piantarla sotto cespugli di Prunus subirthella "Autumnalis"), in terreni sciolti o pesanti; sta bene anche in vaso. Oro da regalare.

Sternbergia lutea 01

Nessun commento:

Posta un commento