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lunedì 13 settembre 2010

Andare a campi




Se non è l'opinione di un'esperto agronomo, certo è l'espressione di uno scrittore che con il paesaggio ha un rapporto intenso e profondo; e questo gli permette di "vedere lontano" (per usare il suo vocabolario). E semplicemente considerando quanto importiamo di pomodori, di grano duro, di olio d'oliva, di latte... (oltre a prodotti di lusso come pistacchi, zafferano, pinoli... eppure la qualità delle coltivazioni italiane è considerata superiore a quelle di ogni altro Paese) si potrebbe aggiungere che nelle politiche agricole abbiamo perduto tutti i 50 anni che ci separano da quell'epoca. Né pare che qualcosa stia per essere fatto. Eppure la pratica dell'agricoltura ha riflessi diretti sul paesaggio, sull'identità del territorio e di qui sul turismo - anche attraverso la cucina - e ancora sul lavoro, l'economia, la salute, l'immigrazione persino (da dove viene chi raccoglie i nostri pomodori? e qual è l'impatto ecologico di quelli importati? con quali criteri si stabiliscono le "quote latte"?  la pasta è ancora il piatto nazionale se è prodotta con grano tenero estero? chi preserva il territorio nei luoghi in cui la campagna è abbandonata?).


Giovannino Guareschi, Notte di giugno, in L'anno di don Camillo, Milano, 1996.

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