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giovedì 26 agosto 2010

Seminare ricordi (terza parte) - Paesaggi da Mangiare 04

Ascoltato il racconto dell'intensa esperienza di comunione con il paesaggio fatta da Doña Sol e Der Mann ohne Schatten (qualcosa di differente dal senso del numinoso che pure può sorprendere di fronte alle manifestazioni di grandiosità del Creato - piuttosto la percezione dell'appartenenza a quegli insiemi di relazioni che chiamiamo Natura e Storia), i loro ricordi sono ora in parte i miei - e tutti sono contenuti nella fisionomia della Castilleja, che ne diviene il segno; coltivare questa è trasmettere quelli.

 

 Ed è per tali e tanti motivi che, con una bustina di Bouteloua gracilis nella mano sinistra e una di Castilleja integra nella destra, lo scorso autunno sentivo una forte responsabilità nei confonti dell'universo mondo, consapevole che il trovarmi ad applicare per me medesimo i buoni consigli che di solito elargisco agli altri avrebbe potuto mettermi in una situazione imbarazzante in caso di insuccesso.

Ma fortunatamente la vitalità delle piante deve aver supplito all'imperizia del giardiniere. Ecco come.

Considerando le caratteristiche fisiche del suolo dove Castilleja cresce spontanea, preparo una miscela di terriccio, sabbia e lapillo per assicurare un buon drenaggio e insieme una buona struttura al substrato; come contenitori scelgo delle cassette di 60-70 centimetri, di modo che vi siano almeno 25-30 centimetri di profondità disponibili per le radici. Essendo i semi molto minuti, li distribuisco in superficie, senza fare solchi, dopo aver bagnato leggermente il terriccio; copro con un foglio impermeabile e trasparente per trattenere l'umidità e far passare la luce. Prego gli spiriti zapotechi di vegliare sulla germinazione.

Che avviene rapidamente per Bouteloua - così quasi tutte le piantine muoiono alla prima gelata notturna... In effetti l'autunno mite dell'anno scorso mi aveva fatto sperare in un inverno altrettanto mite: e come no! Ma le Castilleja non temono il freddo, anzi: un periodo di vernalizzazione - scopro più tardi - favorisce la germinazione; che però è molto lenta - inoltre suppongo che prima tendano a sviluppare le radici, dal momento che dal terreno spuntano subito le foglie, senza che si vedano i cotiledoni o un residuo del seme. (Qui sotto, le plantule di Bouteloua).


All'inizio di aprile semino nuovamente le Bouteloua nelle cassette e preparo altri vasetti sia con la graminacea sia con Castilleja (avevo messo da parte metà del contenuto di entrambe le bustine). Risultato: nei vasetti Bouteloua prospera mentre Castilleja stenta (per la mancanza di freddo al momento giusto?); nelle cassette Castilleja cresce rapidamente a scapito di Bouteloua - a dimostrazione dell'avvenuto contatto tra le radici delle due specie. Anzi, Castilleja sorprende con tre-quattro nuove piantine ogni settimana, tante che le cassette sembrano non bastare più; ma non mi azzardo a trapiantarle, poiché la separazione dalle piante ospiti potrebbe farle morire rapidamente.

L'aspetto però non è quello mostrato dalle fotografie prese in natura: il portamento non è eretto né compatto e i fusti tendono a sdraiarsi superata l'altezza di una spanna; inoltre anche la caratteristica peluria appare più rada. Evidentemente i 500 (e 10!) metri s.l.m. che posso loro offrire non sono sufficienti - oppure l'ambiente nel complesso più favorevole rispetto a quello al quale sono si adattate le rammollisce: avete presente la carciofizzazione che subiscono le stelle alpine coltivate in pianura? Intanto arrivano in successione tripidi, acari e larve di lepidotteri a mostrare il loro apprezzamento...

In compenso non devo attendere i tre-quattro anni previsti dagli esperti americani per veder fiorire le Castilleja; in giugno gli apici degli steli cominciano a ingrossarsi, già in luglio la fioritura è sontuosa e ora, quasi in settembre, non accenna a declinare. 



Il che significa che probabilmente le mie piante non vivranno a lungo. Come fare per moltiplicarle - e con loro i ricordi? Dal momento che non posso aspettarmi che qualche colibrì ci raggiunga, mi faccio pronubo e tento l'impollinazione manuale su alcuni fiori. Sembra che abbia funzionato e ora, dopo un mese, alcune capsule si stanno ingrossando - fateci gli auguri!


Attraversate dai raggi del sole le infiorescenze di Castilleja sembrano piuttosto illuminate dall'interno; alla sera i colori vibrano e rendono evocative anche le mie due cassette - riuscite ad immaginate la suggestione di un'intera prateria?

(Il fiore è ridotto a semplice supporto degli stami e del pistillo e appare tra le brattee come uno sperone formato da un solo petalo, con lo stigma all'apice, mentre gli altri quattro petali si presentano come protuberanze verde intenso a metà del tubo corollino; ma proprio con una pressione in quel punto l'apice del fiore si apre per mostrare le antere e liberare il polline. Nella foto sotto si notano anche i calici dei fiori, ben sviluppati, che affiancano le brattee coloratissime nella funzione vessillare).


(Le brattee sono verdi alla base e poi virano al vermiglio - un "verde che dà sul rosso" che forse sarebbe piaciuto al Wittgenstein delle Osservazioni sui Colori...)

1 commento:

  1. luca, avevo scritto un lungo commento, un lungo ringraziamento commosso per questa meraviglia.. ma non è mai apparso... provo ancora... ti manderò foto del campo inun passo a quota 3000 in colorado dove abbiamo incontrato la prima volta questo fiore, in un prato impazzito di profumi e fiori....grazie!

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