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giovedì 19 agosto 2010

Ex Tempore

La pianta da associare alla malinconia non è Clematis viticella (post del 6 agosto), che per altro entra tardi nei florilegi e nei dipinti (ora come ora ricordo solo Manet, Fantin-Latour e Monet), ma Aquilegia vulgaris, la più comune delle aquilegie europee (un tempo):

«Secondo Panofsky, l'aquilegia raffigura il dolore della Madonna. Egli ha basato la sua interpretazione sulla relazione tra il nome francese di questa pianta ("ancholie") e la parola "melancholie" (malinconia), citando come fonte La Curne de Sainte-Palaye. La relazione tra "ancholie" e "melancholie" era già stata suggerita da Martin in Les Heures de Boussu. Martin individuò un bordo di aquilegia nella scena della morte di Margherita di Boussu. Infatti, l'aquilegia può avere una connotazione funeraria nel Rinascimento.»*
 
Così scrive Mirella Levi D'Ancona in una nota relativa alla decodificazione dei simboli botanici presenti nel ritratto di fanciulla (identificata con Ginevra d'Este) del Pisanello, conservato al Louvre.

 

Melancolia (poi malinconia, ma i significati dei due termini non si sovrappongono esattamente) dal greco melàine chole ovvero bile nera o atrabile: uno dei quattro umori presenti nel corpo umano secondo la teoria di Ippocrate; generato dalla milza, associato all'elemento terra, all'inverno e al colore nero - o blu scuro o viola: la cultura classica non li distingueva. Che, non per caso, sono i colori dell'aquilegia europea (ancora più scuri i toni in Aquilegia atrata, virando verso il porpora). Il viola entra ufficialmente nei colori liturgici con il Rationale Divinorum Officiorum (1280 circa) di Guglielmo Durando, poi Vescovo di Mende, come variazione del nero, già previsto nel De Sacro Altaris Mysterio, del 1195, dal Cardinale Lotario, poi Papa Innocenzo III, assieme a rosso, verde e bianco (Durando aggiunge anche il giallo). E il Cardinale - suppongo - proprio dalle teorie classiche sulla physica avrebbe tratto spunto per la simbologia dei colori.

L'associazione dell'aquilegia con la tristezza e il dolore - di Cristo, di Maria, ma anche profano, come in Pisanello - ha molta fortuna tra il Quattrocento e il Cinquecento quando il fiore è spesso raffigurato insieme ad altri da molto più tempo parte della simbologia cristiana (anche perché presi da quella classica, cui l'aquilegia invece non appartiene) come l'iris o il giglio. Esempi notissimi quelli di Hans Memling e Hugo va der Goes.

Insomma, la mia clematis, viola profondo, non era del tutto fuori posto. E poi, prima di coprirsi di sovrasensi, i fiori delle Ranunculaceae sanno regalare alcuni tra i blu più intensi che si possano desiderare in giardino - oltre a Clematis e Aquilegia si pensi ad Anemone hortensis, Aconitum napellus, Delphinium, Nigella...

La maggior parte delle varietà di aquilegia oggi proviene da Aquilegia caerulea, americana, che, a dispetto del nome, è capace di una grande variabilità cromatica, anche senza il contributo di specie gialle o rosse e gialle (A. chrysantha, A. formosa ecc.). In un giardino salvatico si diffondono da sole, disseminandosi anche nei posti più improbabili e ogni volta producendosi in almeno un cambiamento: nelle dimensioni o nel numero o nel colore dei petali, se non nel tono di verde delle foglie.

E tuttavia Aquilegia vulgaris resta la mia preferita - e non solo per il colore. Le relazioni sono più interessanti degli oggetti in sé.


(In ogni caso, volendo folleggiare, la serie delle varietà "Barlow" - o Aquilegia vulgaris var. stellata - offre fiori spettacolari: Blue Barlow, Nora Barlow, Black Barlow, Rose Barlow).



*Mirella Levi D'Ancona, The garden of the Renaissance. Botanical symbolism in italian painting, Firenze, 1977.

2 commenti:

  1. mi scuso del ritardo con cui la contatto aveva fatta un commento corretto al mio post, la ringrazio molto e se trova altri mie "errori" me li segnali pure è un piacere oltre che un onore da una persona colta e informata

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  2. Troppo buono!
    Ma è vero che una delle caratteristiche più stimolanti dei blog consiste proprio nelle opportunità che offrono di stabilire connessioni tra diversi approcci allo stesso argomento - e occasioni di dialogo.

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