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MA POTRESTE TROVARE QUEL CHE NON STATE CERCANDO


mercoledì 27 aprile 2011

The Great Pumpkin

“Non siamo soli fintanto che in qualche parte del mondo qualcuno si preoccupa per noi”. Chissà dove l’ho letto. Probabilmente la massima era stampata sulla carta di un cioccolatino. E quindi la cosa risalirebbe a più di vent’anni fa – prima che abbandonassi i cioccolatini sentimentali. Ma qualche significato lo deve avere, se mi è tornata in mente questa mattina, dopo aver ricevuto inaspettatamente una breve lettera da una persona cara. Con la lettera sono arrivate due bustine di semi. L’idea che qualcuno che non vedi da troppo tempo abbia avuto per te una premura come questa è molto confortante. Soprattutto nell’era in cui basta un sms per raggiungere chiunque (e magari sentirsi la coscienza più leggera dopo mesi di silenzio). Scrivere a mano su un foglio, piegarlo nelle giuste dimensioni, porlo nella busta – anche acquistare i francobolli prima e recarsi poi all’ufficio postale o cercare una cassetta delle lettere mi sembra siano diventati gesti molto preziosi. Capaci di moltiplicare il valore del momento, non meno prezioso, in cui i semi sono stati acquistati per impulso d’affetto.

Una bustina contiene semi di Protea cynaroides, pianta sudafricana che coltiverò in vaso; l’altra invece è gonfia dei grossi semi di Cucurbita maxima “Atlantic Giant”. Ovvero “The World’s Largest Pumpkin Variety”, la zucca gigante da competizione, record del mondo stabilito nel 2010 con 1810,5 libbre di peso (quasi 815 chilogrammi), nel Winsconsin. Roba da veri americani. (Video). Certo non una pianta da vaso – e dunque dovrò farle posto in giardino.

E, per farle posto, eliminerò un po’ dei fiori seminati questa primavera, in fondo, vicino al prato spontaneo, prima muovendo il terreno in profondità e poi concimando e annaffiando molto – una volta che sarà spuntata. Là dovrebbe esserci abbastanza spazio perché possa distendere le fronde, lunghe fino a sei metri, che vanno fatte radicare, interrandole, man mano che crescono, per rafforzare la pianta, altrimenti i frutti abortiscono. L’impollinazione si fa a mano, magari con un pennello di peli di cammello (sic!); sotto la zucca prescelta deve essere posto uno strato di paglia, per evitare marciumi prima che arrivi alla maturazione. Mentre mi preparo il tutto – e preparo anche me stesso all’impresa – ho messo i semi a germinare in semenzaio; li trasferirò al momento giusto, quando svilupperanno le prime foglie vere.


Dubito di raggiungere risultati eccezionali – anche se non fossi al primo tentativo, so purtroppo che il terreno non possiede le caratteristiche necessarie a far sviluppare rigogliosamente le zucche. Ma di certo sarà una bella avventura, un’esperienza orticola nuova, magari arricchente (già ho imparato qualcosa che non sapevo sui costumi degli abitanti delle Colonie d’Oltre Atlantico – e di certo ne uscirà arricchito il terreno!). E credo che in autunno darà molta soddisfazione avere il proprio colorato pumpkin patch (per quanto alla vigilia di Ognissanti non intenda sedermi ad aspettare il Grande Cocomero).


Un conoscente forse mi regalerebbe semi di fiori; un amico regala semi di zucche impossibili.

2 commenti:

  1. E ci credo che non ottieni buoni risultati, non usi il sistema americano consono alla radicazione generosa. (http://tinyurl.com/68rug8b)

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  2. Ti dirò che, di fronte al misto argilla-e-roccia-calcarea su cui mi trovo a coltivare, quasi quasi...

    ... però maneggiare quella roba potrebbe stimolarmi idee bizzarre circa i possibili usi alternativi non orticoli.

    Teniamoci la vanga, su.

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