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martedì 12 aprile 2011

Due viole dalle Colonie

Il caldo insensato di questi giorni si sta portando via le fioriture primaverili una dopo l’altra e non ho immagini da mostrare dei narcisi che proliferano in giardino né dei rari tulipani che resistono nonostante il terreno inadatto, pesante com’è di argilla umida e di troppi sassi (coltivare i bulbi in una miscela sabbiosa dentro grandi vasi di terracotta toscana, come ai tempi d’oro dei “giardini di fiori”, è d’aiuto, ma chi ha più spazio ormai?). Mentre i fiori nobili si seccano sugli steli prima ancora di appassire, qualche consolazione viene da quelli “di compagnia”, che coltivo per colmare i vuoti tra le piante maggiori. Penano anche questi, ma il grande numero compensa la scarsa durata (e così scopriamo che esistono le classi sociali anche in giardino). Oggi tocca a due specie “sorelle” di viola.

Viola sororia "Freckles"

Su Viola sororia e Viola cucullata ci sarebbe molto da raccontare, ma poiché il caldo fa male pure ai giardinanti e ai loro affari, mi limito a elencare:

Viola sororia, descritta nel 1806, avrebbe questo nome poiché mostra relazioni di stretta parentela (di sorellanza!) con Viola cucullata, descritta nel 1879. Pare.

• L’etimologia dell’attributo cucullata è più facile; la forma del fiore ricorderebbe un cappuccio o cocolla: in latino cucullus – quello che non facit monachum.

Viola cucullata alba

Viola sororia è specie americana, diffusa nelle regioni orientali - più a nord che a sud, dai Grandi Laghi alla costa Atlantica. Conosciuta con vari nomi comuni, dei quali il più diffuso è Common Blue Violet, è fiore nazionale in Wisconsin, Illinois, Rhode Island e New Jersey. L’areale di Viola cucullata è simile, ma si spinge più a nord, fino al Labrador; gli habitat sono però differenti.

• Mentre Viola sororia cresce in boschi, radure e prati di erbe basse, Viola cucullata predilige prati umidi e marcite – il suo più comune nome comune (!) è Marsh Blue Violet.

• Di V. cucullata si coltiva soprattutto la varietà alba; di V. sororia si conoscono le cultivar “Freckles”, dai petali bianchi puntinati di blu, la più diffusa, “Dark Freckles”, simile, ma dai petali azzurri, “Rubra”, più alta e dai fiori color borgogna. Viola sororia var. priceana è ancor più rara da incontrare delle altre nei giardini europei.

Viola sororia "Freckles"; V. s. "Rubra"

Viola sororia var. priceana o Viola priceana, oggi chiamata V. s. var. sororia, è conosciuta con il nome comune di “Confederate Violet” sia perché diffusa negli Stati meridionali, sia per i colori che ricorderebbero quelli della divisa dell’Esercito Confederato durante la Guerra di Secessione. Si dice.

• Esistono altre cultivar di Viola sororia in varie tonalità di azzurro, che però ho visto commercializzare solo in miscuglio; uno di questi mix è chiamato “Sorority Sisters”, con un probabile richiamo alle Seven Sisters, sette college nel nord-est degli USA storicamente femminili – l’equivalente della maschile Ivy League. Tanto per rimarcare la diffusione nella cultura (popolare?) americana.

• La forma tipica di V. sororia di tanto in tanto emerge tra i fiori variegati della “Freckles”, tuttavia le piante che coltivo non hanno ancora manifestato alcuna tendenza alla regressione. V. cucullata alba è costantemente bianca. Com’è usuale per le viole, la fecondazione avviene soprattutto per cleistogamia, fatto che favorisce la stabilità dei caratteri selezionati dai floricoltori.

• Entrambe le specie si disseminano con grande facilità, tant’è che in America sono talvolta considerate vere e proprie erbacce a causa della loro invadenza. Un ambiente asciutto comunque ne ferma la diffusione – e questo può essere un vantaggio nei nostri giardini. Sanno sopravvivere a condizioni invece avverse per molte altre piante: ho visto Viola sororia “Rubra” formare un fitto tappeto sotto la chioma di un gruppo di vecchi abeti, dove era arrivata per caso, grazie a qualche seme intrufolatosi nei vasetti di piante di Viola odorata – che invece non attecchì nonostante le cure.

• Entrambe non possiedono alcun profumo e perdono completamente la parte aerea durante l’inverno. Quindi sono tappezzanti, ma non sempreverdi; ne potete fare mazzolini, ma senza odore. Se queste sono caratteristiche negative, altre mi paiono sufficientemente apprezzabili da compensarle. Una su tutte: si arrangiano e risolvono problemi prima che sappiate di averli (erbaccia scaccia erbaccia).

• Per un “giardino bianco” sono perfette (a parte, naturalmente, Viola s. "Rubra"); in uno colorato portano luminosità, sempre sapendo scegliere da sole il luogo migliore in cui crescere. Da una pianta ne avrete, dopo un anno, almeno altre venti; talvolta fioriscono già nella stagione successiva a quella in cui sono spuntate.

• Sono dotati di brevi fusti sotterranei, più robusti in V. cucullata, che, dopo aver perso le foglie, riducono molto anche il numero delle radici; sono resistenti, ma temono il vento freddo e secco, che li disidrata. Soluzioni: neve (!) o pacciamature con terriccio.

• Questi rizomi pare costituissero una fonte di cibo secondaria per i nativi americani; comunque tutta la pianta è commestibile (dicono! mai provato personalmente né trovati riscontri ufficiali).

• Varrebbe davvero la pena di raccontare la vita avventurosa di Constantine Samuel Rafinesque-Schmaltz, naturalista eclettico di origine francese che lavorò soprattutto negli Stati Uniti (1783-1840). Nel suo scritto più famoso, Medical Flora, a Manual of the Medical Botany of the United States of North America (1828-1830), per primo descrive l’uso della pianta come medicinale, uso mediato dalle popolazioni Cherokee. Ma non c’è tempo! E voi volete sapere qualcosa di più sui fiori, non sugli uomini.

• Uno dei caratteri che permette di distinguere le due specie è la forma dei grossi peli presenti sui petali laterali, verso la gola del fiore: in V. cucullata la loro estremità è ingrossata, in V. sororia è attenuata. Munito di contafili ho confrontato più volte i fiori delle piante che mi crescono in giardino senza però riscontrare alcuna differenza: i peli erano sempre attenuati e mai clavati. Da che si può dedurre, a piacere:
1. la variabilità dei viventi supera i limiti posti dagli uomini di scienza
2. l’esame tricologico sulle viole americane non ha validità tassonomica
3. la selezione casuale degli esemplari scelti per la coltivazione ha privilegiato popolazioni con caratteri simili in due specie diverse
4. mi è stata venduta come V. cucullata una V. sororia
5. la mia capacità diagnostica è miseramente insufficiente
6. varie et eventuali

Viola sororia "Freckles"

Viola sororia "Freckles"

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